Harry Belafonte: Pardo alla carriera per l’artista
Harry Belafonte sembra avere ancora l’energia di un ragazzino, nonostante gli 86 anni suonati. “L’arzillo vecchietto” in questi giorni è ospite del Festival di Locarno e non manca di far parlare di sè.
Un artista ribelle, ma elegante, educato, gentile, in grado di trasmettere positività a chiunque lo incontri. A testimonianza della sua età, solo il bastone a cui è costretto a poggiarsi.
Al Festival di Locarno, che gli fa dono del Pardo d’Oro, Belafonte si è espresso su Carmen Jones, lungometraggio trasmesso per celebrare la retrospettiva dedicata a Otto Preminger.
Una trasposizione black dell’opera di Bizet. Un lungometraggio datato 1954, quando vigeva ancora la segregazione razziale.
Secondo Belafonte, per Preminger era importante portare sullo schermo uomini e donne eroiche, personaggi positivi. Per la prima volta nella storia del cinema, grazie al genio di Preminger un uomo e una donna di colore manifestavano il proprio amore.
Una svolta psicologica nel cinema americano dell’epoca, dato che a quei tempi i neri erano visti ancora come servi, poco intelligenti, adoperati esclusivamente per far ridere i bianchi. Il regista riuscì nell’intento di dare dignità e spessore ad un’intera razza.
E pensare che all’epoca il film venne accolto freddamente. Molti parlarono di scelte sbagliate, puntando il dito contro Carmen Jones (la protagonista del film) Preminger e la 20 th Century Fox, che si pensava a rischio fallimento per via del flop.
Per fortuna il lungometraggio andò più che bene e tutte queste tesi catastrofiche vennero smentite clamorosamente, visto che da allora si affermò un’altro modo di vedere la popolazione di colore.
A chi chiede a Belafonte, cosa sia rimasto del cantante di allora, egli risponde di essere invecchiato solo anagraficamente, ma che lo stato d’animo è rimasto il medesimo. All’epoca la contesa per i diritti civili era agli inizi e l’artista ebbe la fortuna di conoscere figure carismatiche come Nelson Mandela, Martin Luther King e la famiglia Kennedy.
Da allora l’impegno sociale di Belafonte non si è mai fermato. Secondo il cantante le difficoltà che Obama sta incontrando oggi sono dovute al suo colore di pelle, con la destra pronta a puntare il dito su di lui per ogni singolo errore.
L’arte di Belafonte porta con sè le origini della lotta razziale e i suoni della Giamaica, terra dove l’artista ha vissuto i primi anni della sua vita. Una musica che nasce dal dolore degli schiavi neri che lavoravano nelle piantagioni dei bianchi, cantando tutto il giorno per svagarsi.