Luciano Pavarotti: 5 anni fa la sua scomparsa

Fu il tenore che con le "corde vocali baciate da Dio" avvicinò la musica colta al pop e al rock.

di Dario Russo 6 Settembre 2012 19:39

Andate in giro per il mondo e chiedete a qualsiasi persona un nome di qualche cantante italiano. Potreste incontrare un adolescente brasiliana o un uomo d’affari giapponese; poco importa l’età, il gusto musicale o l’estrazione sociale. Chiunque prima o poi dirà: “Luciano Pavarotti”.

Pavarotti è stato molto di più di un simbolo della tradizione musicale italiana, lui era il personaggio che meglio rappresentava la musica, anzi era lui la musica.

Dopo Enrico Caruso e prima di Andrea Bocelli, è stata la più grande voce che l’Italia abbia potuto conoscere. Uno dei cantanti lirici che il mondo più ci ha invidiato scrivendo un pezzo di storia della musica con Plácido Domingo e José Carreras, formando con loro la magia dei tre tenori.

Ha inciso la bellezza di ottantadue dischi ed è stato osannato da tutti. Non a caso il New York Times diceva di lui: “Quando Pavarotti nacque, Dio gli baciò le corde vocali”. Ed effettivamente, il dono della sua voce ha saputo sfruttarlo al meglio. Pavarotti, durante un’intervista dichiarò: “Nella vita ho avuto tutto, davvero tutto. Se mi venisse tolto tutto con Dio siamo pari e patta”.

La grandezza di Pavarotti è stata soprattutto quella di fare una continua ricerca nel campo musicale, riuscendo ad avvicinare la musica colta a tutti gli altri generi. Oggi la cosa sembrerebbe scontata, ma oltre a Freddie Mercury e Luis Bacalov, sono veramente pochi che nel corso della loro carriera hanno cercato questa fusione.

Con la moglie Nicoletta Mantovani, volle fortemente il Pavarotti & friends. La prima edizione fu fatta il 27 Settembre del 1992. Sul palco Luciano portò la leggendaria chitarra di Brian May dei Queen e insieme a Lucio Dalla cantò Caruso, fino a duettare anche con Zucchero e Sting.

Sarebbe impossibile ricordare tutti i premi e i riconoscimenti fatti a Pavarotti, ma per comprendere la sua grandezza, non servono tante parole; basterebbe solo chiudere gli occhi e aprire le orecchie.

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